Zodiac e il Mostro di Firenze: la Teoria dell’acqua

Il 19 gennaio 1974 giunse una lettera alla redazione del Chronicle, uno dei più importanti quotidiani di San Francisco, conteneva un messaggio che faceva riferimento all’elemento acqua. I cronisti non ci misero molto a capire chi fosse il mittente: si trattava ancora una volta di Zodiac, il killer che tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 aveva terrorizzato la California con una serie di orrendi delitti. Quella lettera sarebbe stata l’ultima di una lunga serie.
Il killer fu autore di quattro agguati nel periodo che va dal 20 dicembre 1968 all’11 ottobre 1969, quando uccise per l’ultima volta. Le vittime furono sette, solo due delle quali sopravvissero miracolosamente. Dopo aver colpito, l’assassino spediva messaggi alle redazioni di vari giornali con i quali, con un tono di sfida, si assumeva la responsabilità dei delitti. Alle stesse lettere allegava misteriosi crittogrammi nei quali, a suo dire, vi erano indizi sulla sua vera identità. A oggi solo una parte dei suoi messaggi in codice sono stati decifrati. La prima lettera venne recapitata al Vallejo Herald Times il 31 luglio 1969. Il killer, che ancora non si firmava Zodiac, dichiarava di essere l’autore del delitto del 20 dicembre 1968 sulla Lake Herman Road, considerato il primo della sua serie. Nelle lettere successive si firmerà Zodiac e accanto al suo nome comincerà a disegnare un cerchio con una croce all’interno. Un simbolo che si imprimerà sempre di più nella mente delle persone, come un brand della morte.
Le lettere cominciarono a circolare sulle prime pagine dei giornali, generando un panico diffuso nella collettività, che si sentiva sempre più minacciata da un’entità invisibile, che improvvisamente poteva materializzarsi e colpire. Ovunque, in qualsiasi momento. Nacquero spontaneamente gruppi di ricerca, formati da semplici cittadini, che avevano come obiettivo quello di decifrare i crittogrammi contenuti nelle lettere del killer. Proprio due appassionati di enigmistica, lettori di una delle riviste alle quali era giunta una delle lettere di Zodiac, riuscirono a decifrarne uno. Il messaggio che venne fuori era delirante. Colui che scriveva appariva lucido solo nel suo desiderio di uccidere.
Robert Graysmith, appassionato di enigmistica, lavorava come vignettista al Chronicle, quando Zodiac era in piena attività. Osservando le scene del crimine e studiando le lettere con le quali il killer comunicava, rimase colpito da un particolare: l’elemento dell’acqua era ricorrente. A volte era fisicamente presente nei pressi della scena del crimine, altre volte nei nomi dei luoghi in cui venivano commessi i delitti. Numerosi erano anche i riferimenti a questo elemento nei messaggi contenuti nelle lettere. Si giunse all’ipotesi che questo elemento rappresentasse una vera e propria ossessione per il killer e che, in qualche modo, fosse parte integrante della sua personalità. Nacque la cosiddetta “Teoria dell’acqua”, ancora oggi considerata il punto di riferimento essenziale e imprescindibile per ogni ricerca che riguardi Zodiac.
Nel 1986 Robert Graysmith pubblica il romanzo Zodiac, su cui si baserà il film omonimo del regista David Fincher, uscito nel 2007. Considerato da molti il suo miglior film, contribuirà non poco a far conoscere questa vicenda a una generazione che all’epoca dei fatti, non era ancora nata.
Nel corso degli anni, più di un individuo sarà sospettato di essere Zodiac. La Polizia concentrerà le indagini soprattutto su Arthur Leigh Allen, ma nonostante molti indizi a suo carico, una sua precedente condanna per reati sessuali, tre mandati di perquisizione nella sua abitazione, non si arriverà mai alla prova schiacciante. Saranno effettuate anche perizie grafologiche e test del DNA, con risultati negativi. Artur Leigh Allen morirà nel 1992. Sebbene non sia mai stato incriminato, ancora oggi non risulta escluso della lista dei sospettati.
Quel che è certo è che Zodiac spedisce la sua ultima lettera al Chronicle il 19 gennaio 1974. Poi, sparisce nel nulla.
Il 14 settembre dello stesso anno, a Borgo San Lorenzo, località Fontanine di Rabatta, si registra quello che è considerato il primo dei sette delitti del famigerato Mostro di Firenze, l’assassino delle coppiette che seminerà terrore e morte nelle campagne fiorentine dal 1974 al 1985.
Francesco Amicone, giornalista indipendente, ispirato da un sogno premonitore, giunge al personale convincimento che Zodiac nel 1974 non era sparito per sempre, ma si era solo trasferito dalla California in Toscana, dove aveva continuato a uccidere. Zodiac e il Mostro di Firenze, secondo la sua ipotesi, sarebbero la stessa persona.
Il giornalista, facendo riferimento ancora una volta alla Teoria dell’acqua, apre una sua personale inchiesta nel 2017, pubblicata nel 2018 sulla rivista Tempi. Nonostante ci siano differenze evidenti tra i due casi, a partire dal modus operandi e dalle armi utilizzate, sarebbero presenti anche similitudini, come il riferimento all’acqua, contenuto nel nome “Fontanine” di Rabatta, località in cui, come detto, il Mostro aveva ucciso nel 1974 e nella scritta “AQUABEL” stampata su un contenitore di vernice vuoto ritrovato sulla scena del crimine di via Scopeti, luogo in cui aveva colpito nel 1985. Inoltre, la posizione in cui fu rinvenuta la vittima femminile nel primo delitto del 1974, ricorderebbe una scena del film L’esorcista di William Friedkin del 1973, citato da Zodiac nella sua ultima lettera.
Francesco Amicone, nel corso della sua inchiesta, oltre ai riferimenti all’acqua, individua un individuo sospetto, un italoamericano, direttore dal 1974 al 1985 del Florence American Cemetery and Memorial in località Falciani, vicino Firenze, ma soprattutto a poche centinaia di metri in linea d’aria proprio dalla piazzola di Scopeti. Non ha dubbi: è lui Zodiac. Ed è anche il Mostro di Firenze. Il suo nome è Joseph Bevilacqua, detto Joe, ex Sergente dell’esercito americano in pensione, un turno di servizio in Vietnam, agente al servizio della Criminal Investigation Division per la quale svolse indagini sotto copertura nel corso della sua carriera.
Il giornalista incontrerà varie volte Joe Bevilacqua tra il 2017 e il 2018, il quale gli fornirà molte informazioni personali, fino ad arrivare (a suo dire) a una vera e propria “confessione”, in cui avrebbe ammesso di essere sia Zodiac che il Mostro di Firenze. È lo scoop del secolo: l’identità dei due assassini seriali in un colpo solo.
Ma c’è un piccolo particolare: Francesco Amicone non registra la “confessione”. Nonostante questo, il 1° marzo 2018, alla Stazione dei carabinieri di Lecco, il giornalista sporge denuncia contro Joe Bevilacqua indicandolo come l’autore dei crimini attribuiti al Mostro di Firenze e a Zodiac. Poi, pubblica su Tempi la sua inchiesta, che subito diventa virale.
Dopo la pubblicazione dei primi articoli di Amicone sulla connessione Mostro-Zodiac nel 2018, Bevilacqua querela il giornalista per diffamazione. Mentre l’indagine della procura di Firenze per omicidio (plurimo) su Joe Bevilacqua scaturita dall’inchiesta di Francesco Amicone si conclude con un’archiviazione, nel 2022, il giornalista viene rinviato a giudizio. Nello stesso anno, muore Joe Bevilacqua. Il 5 dicembre 2024, il Tribunale di Firenze dichiarerà Francesco Amicone colpevole del reato di diffamazione e lo condannerà al pagamento di una multa e delle spese processuali.
Tuttavia, nonostante la sentenza di condanna, Francesco Amicone, ancora oggi, è fermamente convinto della sua tesi.
Nel 2020 la ricercatrice indipendente Valeria Vecchione era riuscita a individuare la rivista dalla quale il Mostro di Firenze aveva ritagliato le lettere per comporre l’intestazione della missiva (l’unica) che nel 1985, aveva inviato al magistrato Silvia Della Monica. La busta non conteneva alcuna comunicazione, ma solo un lembo di pelle, appartenente al seno che l’assassino aveva asportato da una delle sue vittime. Dopo la scoperta, la ricercatrice era entrata in contatto proprio con Francesco Amicone, diventando una convinta sostenitrice della sua tesi. Utilizzerà i principi della Teoria dell’acqua per analizzare sia i ritagli incollati sulla busta inviata dal Mostro, che la rivista da cui essi furono ricavati.
Verranno individuati molti riferimenti all’acqua, che proprio Zodiac, per loro Joe Bevilacqua, cioè il Mostro di Firenze, avrebbe inserito in quella missiva, allo scopo di lasciare ai posteri una sorta di firma. Secondo la ricercatrice, i messaggi nascosti nella lettera del Mostro proverebbero la validità della tesi di Francesco Amicone.
L’ipotesi di Francesco Amicone, secondo la quale Zodiac e il Mostro di Firenze sarebbero la stessa persona continua a riscuotere un grande successo, soprattutto sui social. Siamo di fronte alla prova che in un contesto dove il numero dei like conta di più dei contenuti anche una semplice suggestione può trasformarsi in una tesi di tutto rispetto, da prendere seriamente in considerazione? Dobbiamo rassegnarci all’idea che la validità di un argomento è direttamente proporzionale al flusso di visualizzazioni che genera? Dobbiamo cominciare a valutare seriamente l’ipotesi di un Killer dei due mondi?
Forse tutto apparirebbe più chiaro e meno problematico, se solo diventassimo anche noi seguaci della Teoria dell’acqua.

Author: Maurizio Maglia

Docente di Lingua Italiana per stranieri. Svolge la sua attività sia in Italia che all'estero. È amministratore di un canale YouTube in cui propone spunti di riflessione che riguardano il caso del Mostro di Firenze e l'influenza di questa vicenda sulla società italiana.

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